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Documentary

Lo incontravo per caso quando saltuariamente veniva in città.

Era come un’apparizione di un uomo esistente ma al tempo stesso impenetrabile, avvolto in un alone di mistero che mi affascinava. Poche battute, spesso le stesse, quando passava a trovarmi in studio per fare due chiacchiere in un tempo breve e sospeso prima di sparire così com’era apparso per fare ritorno nel suo mondo, in un piccolo borgo ai piedi del massiccio del Gran Sasso.

Giancarlo, un omone di almeno un metro e ottanta, barba e capelli bianchi, uno sguardo fanciullo ma al tempo stesso saggio che, indolore, pare scorgere e sollevare le pieghe più bieche del tuo essere uomo ordinario.

E così un giorno mi sono ritrovato a suonare il campanello di casa sua. Lui si è affacciato e senza chiedere nulla, piacevolmente sorpreso della mia visita mi ha aperto la porta con un sorriso caldo facendomi entrare nel suo mondo.

Giancarlo non parla frasi di circostanza, va dritto al cuore, non ama convenevoli o luoghi comuni che ingabbiano tante relazioni che noi definiamo normali, anche se il caffè te lo prepara ed è anche buono. Con lui si è liberi di essere, perché è un uomo semplicemente libero, anche se questa libertà deve per forza costargli un continuo altalenare interiore difficile da individuare inizialmente, per cercare di adattarsi a un mondo che forse va veloce, chiede troppo, è spesso cieco alla bellezza delle piccole cose: stanca.

E così mi accorgo che si è fatta sera ma dopo qualche giorno torno di nuovo e lui di nuovo mi accoglie con il suo sorriso, come se aspettasse questa visita. Giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto anche quella volta si fa sera.

È nato qualcosa di magico che chiamiamo amicizia e a quel punto fotografarlo è diventato il nostro nuovo linguaggio, segna i passi della nostra vicinanza, scandisce le parole che ci diciamo e quelle taciute ma colte dal mio obiettivo.

Così si svelavano luoghi interiori di Giancarlo; allora scoprivo un uomo sensibile, con la sua vita semplice, scandita da ritmi interiori e libera dalle convenzioni della modernità. Giancarlo artista che usa le sue creazioni per esprimere paure, criticità ma anche per affermare i suoi punti di vista.

Giancarlo è affetto da una patologia psichiatrica invalidante e nel suo caso ormai cronica, che rende difficoltose le relazioni con l’altro, il contatto con se stesso e con il mondo che lo circonda.

Facendo i conti con la sua solitudine ho voluto raccontarla ed evidenziare come nel disagio spesso si nasconde una sofferenza invisibile e silenziosa.

È un racconto questo che mette in risalto e valorizza il mondo delle persone che soffrono di disabilità mentale.

 

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