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Documentary

Nel 2009 esplorai con la macchina fotografica ciò che era rimasto dopo la terribile scossa del 6 aprile; a distanza di due anni tornai per indagare sui nuovi luoghi di aggregazione dei giovani del territorio. A distanza di undici anni, sono tornato ad esplorare i luoghi periferici, le numerose frazioni aquilane per raccontare il territorio attraverso la gente, i volti delle persone e le loro testimonianze, quello che ricordano di quel tragico evento, i traumi e le ferite interiori che chissà si rimargineranno mai. Il trauma causato da un terremoto è qualcosa di profondo, legato all’identità delle persone, alle certezze di una vita, a una quotidianità che non esiste più, all’incertezza del futuro. Un’eterna trasformazione, fatta di ricordi, frammenti di luoghi, d’incertezze e di speranze verso un futuro ignoto, lontano ma fatto di gesti quotidiani. Raccontare i luoghi attraverso le storie delle persone, attraverso le radici che le lega a quei territori, porzioni di vita quotidiana legate al presente per immaginare il futuro che non sia un “provvisorio per sempre”.

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